I tempi che corrono ci hanno abituato a sottovalutare tutto ciò che in arte si presenta sotto gli aspetti del buon gusto, del rispetto per la tradizione italiana, di ciò che costruito e che costruisce di ciò che insomma si raccomanda al civile rapporto tra artista e pubblico.
Le variegate correnti artistiche, che hanno attraversato ogni generazione, dal dopoguerra in poi, ci ha portato a considerare come prodotti di un altro mondo l'arte che ha un significato e che denota una professionalità, un mestiere.
E' un discorso che si ripete, ma sempre necessario per valutare le opere di un giovane pittore come Giancarlo Scoppitto , i suoi "nudi" che hanno le armonie della grande pittura italiana, le sue "punte d'argento", riscoperte dopo secoli di dimenticanza, una tecnica di disegno molto antica, dal fascino indiscutibile (e dalla difficoltà di realizzazione altrettanto indiscutibile) e precursore della graffite, la punta d’argento è presente già in epoche antiche, ma si viene ad imporre dal Medioevo, anche se è nelRinascimento che raggiunge la massima espansione, Leonardo da Vinci la utilizzò, e oltre a lui anche Albrecht Dürer, Hans Holbein, Rembrandt e Pieter Paul Rubens, in tempi più recenti Frederic Leighton, Pablo Picasso e Joseph Stella, i suoi ritratti che colgono con puntuale determinazione le microespressioni del volto lo farebbero considerare pittore d'altri tempi.
A queste ricerche, a queste affermazioni si sente subito sorridere: "Vedi, son cose superate, non fanno parte del mondo d'oggi", come se uno stile, una scuola si esaurisse nello spazio di una generazione. Invece un vero stile si afferma e continua per decenni e, quando valido veramente, per secoli.
Gli uomini del futuro giudicheranno in base a grandi categorie storiche e non si interesseranno tanto a questa o quell'altra personalità, quanto all'espressione storicamente valida ed esteticamente coerente di un periodo, d'un gusto, di una temperie culturale.
E non giudichiamo forse cosi le grandi epoche? Il discorso sulle arti procede per scuole, tendenze, ma soprattutto per stili, dinastie, grandi fenomeni culturali, articolati naturalmente al loro interno.
Ho voluto stabilire per Scoppitto questi antecedenti per non mascherare il giudizio dietro i luoghi comuni del valore artistico dell'arte, che un non senso delle correnti avanguardie tenta di cancellare...il giovane Scoppitto è un pittore libero da tutte le angustie, le angosce della pittura moderna, in particolar modo da quel senso di inferiorità che la lunga tradizione di alcune "avanguardie" fa pesare a chi dipinge il paesaggio, la natura morta, il nudo, il ritratto.
Anzi Scoppitto, in una recuperata serenità, si è creato la sua tavolozza e una sua forma nella quale bisogna entrare, dimenticando le forme in uso, per apprezzarlo.
Bisogna perciò seguirlo in questo suo cammino alla scoperta dell'espressività di un ritratto, alla composizione di una natura morta, di un ciuffo d’erba o di un corpo disteso sulla spiaggia che diventano l’alternativa alla visione globale più potentemente determinata, più solidamente costruita, più intensamente significativa ed efficace ed esclusiva di Scoppitto...
Raffaele De Grada